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Che senso ha tutto questo dolore?

L’uomo abbassa la testa e si accascia sulla sedia. “Ha saputo la brutta notizia?” “Sì, ho saputo…”  Brevi parole, pesanti come un macigno che schiaccia: ripresa di malattia. Là fuori c’è il sole, il cielo è azzurro, i nuvoloni nordici corrono; ci sono i ragazzi dell’università -futuri medici, futuri infermieri- che ridono e scherzano, fumano, si atteggiano a grandi. Pochi metri da noi a loro, un abisso di distanza emotiva. E in mezzo altri naufraghi su carrozzine, naufraghi che spingono deambulatori, familiari che ostentano coraggio, speranza, buon umore. La riabilitazione neuromotoria è un luogo che fa riflettere sulla vita. Incrocio sguardi persi, perché la coscienza che li guida è in parte svanita; sguardi smarriti, arrabbiati, combattivi, tristi; qualche volta allegri. Più dei corpi danneggiati, sono proprio gli sguardi che mi colpiscono, qui. Stringono il cuore. A volte passo senza guardare troppo. “Che senso ha tutto questo dolore?” Ha il senso che riusciamo a metterci noi. Rilke risuona sempre nei miei pensieri: “Noi, che sprechiamo i dolori…” Cerco di non sprecarli, i miei e i loro. Ne faccio amore per la vita. Ne faccio raccoglimento, preghiera laica. Li porto con me nel traffico cittadino, sotto questi nuvoloni che nel frattempo si sono scuriti, nel supermercato affollato dell’ultima spesa per la cena. Mi fanno sentire la vita. Torno a casa quieta e concentrata.
sguardiepercorsi

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