Io son partito poi così d’improvviso
che non ho avuto il tempo di salutare
l’istante breve ma ancora più breve
se c’è una luce che trafigge il tuo cuore
L’arcobaleno è il mio messaggio d’amore
può darsi un giorno ti riesca a toccare
con i colori si può cancellare
il più avvilente e desolante squallore
RIT.
Son diventato sai tramonto di sera
e parlo come le foglie d’aprile
e vivrò dentro ad ogni voce sincera
e con gli uccelli vivo il canto sottile
e il mio discorso più bello e più denso
esprime con il silenzio il suo senso
Io quante cose non avevo capito
che sono chiare come stelle cadenti
e devo dirti che è un piacere infinito
portare queste mie valigie pesanti
Mi manchi tanto amico caro davvero
e tante cose son rimaste da dire
ascolta sempre e solo musica vera
e cerca sempre se puoi di capire
RIT.
Mi manchi tanto amico caro davvero
e tante cose son rimaste da dire
ascolta sempre e solo musica vera
e cerca sempre se puoi di capire
ascolta sempre e solo musica vera
e cerca sempre se puoi di capire
La canzone “L’arcobaleno” scritta da Giulio Rapetti, in arte Mogol, su musica di Gianni Bella e cantata da Adriano Celentano che l’ha pubblicata nell’album “Io non so parlar d’amore” del 1999, ha un origine avvolta nel mistero. Sarebbe stato, infatti, lo spirito di Lucio Battisti ad un anno dalla sua scomparsa ad indicare, attraverso una medium, al celebre compagno di lavoro l’idea ed alcuni parti del testo, oltre al titolo stesso della canzone. Tutto iniziò con un sogno particolamente nitido fatto da Mogol durante una notte in cui Battisti indicò l’arcobaleno come ponte tra noi e l’aldilà. In seguito a questo sogno una medium che spesso ha collaborato con le forze dell’ordine, il cui nome non è mai stato rivelato, chiamò la segretaria di Mogol dicendo di aver avuto contatti da parte di Battisti ma Mogol non diede peso a quelle parole dicendo di voler proprio sentire queste storie e solo dopo un episodio inspiegabile e paranormale accadutogli decise di approfondire la questione. La medium, italiana d’origine ma residente in Spagna, gli spiegò che l’anima del cantautore milanese gli aveva indicato di entrare in una libreria e di acquistare un libro posto in una specifica posizione descritta dallo stesso Battisti e che la medium non doveva leggerlo prima di un determinato lasso di tempo. Poche ore dopo, però, la medium avvertì una seconda visione dove questa entità gli disse di leggere un preciso capitolo e di comunicare a Mogol alcuni frasi che sarebbero servite per scrivere una canzone che avrebbe dovuto chiamarsi “L’arcobaleno”, appunto. Mogol, quindi, si convise dell’accaduto e dopo essersi procurato il materiale suggerito da Battisti si recò a casa di Adriano Celentano dove, insieme a Gianni Bella che curò la parte musicale, diedero vita alla stesura del brano che affascinò subito gli autori e venne inserito nell’album “Io non so parlar d’amore” del 1999 dello stesso Celentano. Dopo l’incisione della canzone, Mogol avvertì un altro segnale da parte di Battisti legato a questo brano, ma lo stesso autore non ha mai rivelato dettagli in merito. In ogni caso, che sia stata frutto della fantasia dell’autore o che sia, realmente, dovuta ad un indicazione celeste, la canzone rimane un pezzo struggente e sublime della nostra storia musicale.