Prendo in prestito da Gadda questo bel titolo, tuttavia non è di quel libro che voglio parlare, ma della mia esperienza di cognizione del dolore.
Ascolto storie e le accolgo come doni preziosi. In questo periodo sono molto concentrata, e aperta alla vita che -sento- mi attraversa.
Il filo rosso che mi accompagna è proprio il rapporto col dolore. Rifletto sul mio lavoro, e sull’impatto emotivo che ha su di me. Lo posso solo ringraziare, e non solo perché c’è e mi consente di vivere, ma perché mi dà l’occasione di stare in relazioni profonde con le persone, di condividere con loro alcuni momenti, scambio di doni tra pellegrini.
Per il tratto di strada in cui i nostri percorsi si incrociano, ci scambiamo esperienze, racconti, possibilità.
Io ricevo moltissimo da loro, e cerco di essere all’altezza dei loro doni.
Ricevo la possibilità di sentirmi nel cuore della vita, di radicarmi profondamente nel terreno, di essere più libera di amare la vita, con meno paure.
Il dolore è maestro. Può distruggere o può guarire dall’angoscia di vivere.
Torno ai versi di Rilke che in questi giorni continuano a risuonare in me: la felicità non è un’ascesa…
In questi giorni io mi sento profondamente calata in me stessa, in un’intensità che non sale ma scende e risuona di note basse, che si propagano come cerchi nell’acqua, per poi risalire verso il cielo, come le voci femminili nel Miserere di Allegri, che raggiungono acuti eterei, in cui cielo e terra si incontrano e si riconoscono.
Poi vivo la mia vita quotidiana, fatta di spese al supermercato, di lavatrici, di sveglie che suonano quando vorresti dormire, di elettricisti da rincorrere per una presa fulminata. Vita normale, che però porta con sé l’altra. Viaggiamo insieme nella partitura di una musica che si va scrivendo giorno per giorno.
Fonte: sguardiepercorsi.it