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Coldplay – A head full ok dreams

Tracce:
1. A Head Full of Dreams
2. Birds
3. Hymn for the Weekend (ft. Beyoncè)
4. Everglow
5. Adventure of a Lifetime
6. Fun (ft. Tove Lo)
7. Kaleidoscope
8. Army of One
9. Amazing Day
10. Colour Spectrum
11. Up&Up

Formazione:
Chris Martin: Voce, pianoforte
Jonny Buckland: Chitarra
Guy Berryman: Basso
Will Champion: Batteria, voce

In un panorama musicale ormai composto prevalentemente da fenomeni mediatici di uno o due anni, i Coldplay rappresentano una piacevole eccezione: sono, infatti, uno dei pochi gruppi che hanno esordito nel decennio scorso in grado di aumentare il loro successo con ogni nuova uscita, quasi sempre rinnovandosi e sperimentando nuovi orizzonti della musica pop – nondimeno influenzando numerosi artisti, come accaduto con il loro capolavoro A Rush of Blood To the Head del 2003 e il secondo loro miglior disco, Mylo Xyloto, pubblicato nel 2011. La grande attesa dovuta alla nuova uscita, A Head Full of Dreams, era stata parzialmente appagata dall’uscita del singolo Adventure of a Lifetime, il quale rispecchia appieno la direzione che il quartetto londinese ha intrapreso con la loro ultima fatica: un sound quasi psichedelico, pur rimanendo nel loro genere musicale di riferimento, quel pop che Chris Martin e soci hanno saputo riproporre in modo ragionato, pur senza tralasciare l’orecchiabilità, ad oggi fondamentale tanto quanto l’immagine per avere successo. Una sintesi, quindi, di tutto ciò che il gruppo ha composto finora, non a caso circolano voci secondo le quali questo sarebbe l’ultimo album del gruppo. Il disco si apre con la title-track, classico brano alla Coldplay se non fosse per il tappetto sonoro che l’accompagna, in verità non del tutto nuovo al gruppo, ovvero un tripudio di effetti e tastiere. Si nota però subito una maggiore ricercatezza del suono, un accurato studio delle melodie che nel precedente Ghost Stories, il lavoro peggiore della band dopo il debutto Parachutes, era del tutto assente. La traccia seguente, Birds, è l’anello di congiunzione tra il citato Ghost Stories e A Head Full of Dreams, difatti risulta uno dei pezzi meno riusciti dell’album, in quanto non aggiunge nulla alla discografia del gruppo. È un brano in cui la voce di Martin non è lo strumento principale della composizione, bensì si amalgama con gli altri dando un senso di incompiutezza che scoraggia l’ascoltatore, essendo solo alla seconda canzone delle undici che compongono questo lavoro.
Campionamenti di Beyoncè introducono la successiva Hymn for the Weekend, il cui riff di piano sembra una delle classiche tracce di rap americano anni ’90.
Il testo è semplicemente uno dei più inutili mai scritti dal gruppo musicale (e non solo), ma musicalmente ancora una volta i Coldplay riescono a rendere originale un tipico pezzo pop, imprimendo il loro timbro inconfondibile. Anche la voce dell’ospite Beyoncè non risulta fastidiosa come solito e viene combinata in modo razionale con quella di Martin.
Proseguendo con l’ascolto, Everglow è la ballad tipica dei Coldplay, uno dei pezzi che non cambia di una virgola lo stile dei Coldplay: è la tradizione delle varie Trouble, The Scientist, Fix You e Paradise riproposta anche in questo album, dove comunque non sfigura, rappresentando un momento di calma, dopo tre brani movimentati e il seguito dell’album, ovvero l’acclamato e trasmesso fino alla nausea Adventure of a Lifetime. Il singolo, come già detto, è la sintesi delle caratteristiche di A Head Full of Dreams: incedere tipico dei migliori Jamiroquai –con un tocco di chitarra alla Nile Rodgers-, campionamento di voci ipnotico e pezzo solare ed orecchiabile come pochi; se ad un primo ascolto si rimane spiazzati, successivamente ci si accorge che funziona – e infatti è diventata la hit dell’ultimo mese dell’anno. Fun presenta la seconda collaborazione accreditata dell’album (è presente, in Everglow, l’ex moglie di Chris Martin Gwyneth Paltrow, ma non è menzionata), ovvero la svedese Tove Lo, che in realtà mantiene un ruolo secondario rispetto alla voce dei Coldplay in questa ballata che, a dire il vero, già al secondo ascolto risulta noiosa come poche. L’intermezzo Kaleidoscope è guidato dal piano ed è semplicemente un momento di stacco, nonostante negli ultimi venticinque secondi sia presente una registrazione di Barack Obama che canta la tradizionale Amazing Grace (inserimento del tutto evitabile, ma per qualche ascolto in più…). Army of One riprende il percorso dell’album con ancora un campionamento di voci sul quale si sviluppa una classica canzone alla Coldplay, se non fosse che dei sei minuti di cui la traccia si compone, gli ultimi tre costituiscono una cosiddetta “hidden track”, chiamata X Marks the Spot, la quale rappresenta un vero e proprio colpo di scena, con un crescendo che va quasi a lambire il genere elettronico della trap, pur rimanendo ancorato al pop. La successiva Amazing Day presenta un ritmo cadenzato e una melodia placida, che rende l’ascolto piacevole nonostante il pezzo sia il meno originale del lavoro.
Dopo l’inutile Colour Spectrum, intermezzo che riassume l’album attraverso elementi come la voce di Beyoncè o il parlato di Kaleidoscope, si arriva alla chiusura, affidata ad Up&Up, brano dalla melodia banalissima ma comunque piacevole, resa personale e fresca dal gruppo in collaborazione con un certo Noel Gallagher. È un pezzo lungo quasi sette minuti, uno di quei brani dal ritornello che si potrebbe ascoltare ininterrottamente per ore e che fa del brano stesso la perfetta conclusione per un qualsiasi album.
Che dire, con questo A Head Full of Dreams i Coldplay hanno conquistato ancora il pubblico con un disco che si presenta come una sommatoria di quanto composto dal gruppo dagli albori ad oggi e che nonostante ciò riesce a colpire per l’originalità e la freschezza che il quartetto evidenzia all’interno dei brani. Qualche
passaggio a vuoto, ben compensato da altrettanti ottimi brani, non intacca l’opera della band che per l’ennesima volta si conferma sopra la media, pur essendo una colonna portante del mainstream di oggi – e questo non è da poco, visto che spesso accade il contrario. Voto 7,5.

Carlo Chiesa

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