“Ti prego, se mi ami, sopporta la mia gioia”
Questi sono versi di Edna St. Vincent Millay, una poetessa americana del ‘900. Potenza dei versi: questo mi ha sempre toccata profondamente, parla di una corda della mia natura. E faceva il paio con questi altri suoi versi:
“Ma di certo è impensabile che un uomo / in sì dura tempesta lasci il quieto / focolare e s’imbarchi al salvataggio / di un’annegata per portarla a casa, / sgocciolante conchiglie sul tappeto.”
Sono stata fortunata, perché poi un uomo che ha saputo accogliere la mia gioia e le mie conchiglie sgocciolanti l’ho trovato. E per questo sono profondamente grata alla vita, oltre che a lui. Ma al di là della mia storia personale, questi versi mi fanno pensare alle ricchezze che ciascuno di noi conserva gelosamente dentro di sé, al desiderio e alla paura di mostrarle, di condividerle.
“Vorrei e non vorrei…” canta Zerlina che sta per cedere alle seduzioni di don Giovanni. Vorremmo ma abbiamo paura di essere feriti, non siamo sicuri di poterci fidare. E a questo non c’è rimedio: non abbiamo nessuna garanzia che l’altro non ci ferirà, non tradirà la nostra fiducia. Un poco, o molto. In più, quando troppe emozioni sono in circolazione, anche la nostra capacità di giudizio vacilla, e possiamo fare madornali errori di valutazione. Quindi, potremo mettere i nostri tesori nelle mani sbagliate e non metterli in quelle giuste, e in mezzo una vasta gamma di possibilità intermedie e di intermedie infelicità.
Però, qui, voglio dare la mia personale testimonianza di fiducia. Non è un invito ad essere tutti quanti fiduciosi, ognuno si regola sulla base della propria storia e delle proprie esperienze. E’ semplicemente la mia testimonianza di fiducia. Fiducia adulta, che si apre gradualmente all’altro, che sa che può essere tradita. E a volte è successo. E’ stato un dolore, ma non la fine del mondo. Mi sono curata le ferite, ma ci ho provato. Amo la vita, e il peggior peccato che sento per me sarebbe quello di rimpiangere rose che non colsi, quando sentivo di poterle cogliere, quando desideravo profondamente farlo. Mi piace Zerlina: tra tutte le donne del Don Giovanni di Mozart è quella che cade ma si rialza e va oltre. Ferita, torna alla vita e all’amore, miglior modo per curare le ferite.
Elisa