Ho passato anni interi della mia vita con una vera e propria ego-fobia.
Avrei preferito essere crudele che egoista, invisibile che egocentrica. Per molto tempo sono stata “quella che non”. Quella che non sapeva fare la capriola. Quella che non riusciva a comunicare come gli altri perché aveva uno sguardo serioserio fin da piccola. Quella che non amava gli sport, ma preferiva leggere. Quella che non vinceva mai ai giochi da cortile, ma che cantava e suonava. Quella che non aveva lo zaino nuovo ogni anno o le penne colorate metallizzate. Quella che non era come tutti gli altri. Quella che non era “giusta”. Le ferite inflitte da tutti questi piccoli “non” mi hanno resa così fragile e così forte allo stesso tempo che troppo presto ho iniziato a fuggire dall’egoismo e dall’egocentrismo; era per via di questi grandi “ego” che io mi sentivo così piccola. Dovevo trovare una forza per non soccombere, la forza stava nella lotta. Nel negare ciò che aveva negato tanto di me.
Sono stata così tanto concentrata a dare senza chiedere nulla indietro, perseverante e costante nel rincorrere il mio obiettivo, che mi sono persa. Che ho perso. Il pensiero è di una banalità estrema, ma è come estrarre una spina dal palmo di una mano e scoprire che provi dolore ma che sei ancora vivo. Negando a tal punto il mio egoismo e il mio egocentrismo ho smesso di credere a qualsiasi cosa io potessi fare, a qualsiasi cosa io potessi dire, a qualsiasi cosa io potessi volere. Tutta la mia fiducia era proiettata altrove. Non sapevo, non avevo ancora capito che spostare lo sguardo non è una soluzione e che, in realtà, è solo un modo di rendersi ciechi. Come puoi credere davvero ad un altro se non credi a te stesso? Come puoi convincere un altro se non sai convincere te stesso? E’ tutta una questione di fiducia. In sé stessi, nelle persone, nelle relazioni, nel futuro. Senza siamo perduti, distrutti, inumani. Ed io, nella mia personale battaglia contro l’ego, ho lottato talmente strenuamente da dimenticare che “ego” in fondo ero e sono “io”.
Lara