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Diari e autobiografie

Un’amica mi dice che i diari e le autobiografie la mettono a disagio: a volte le sembra di intrufolarsi in qualcosa di troppo intimo e personale, altre la infastidisce un senso di narcisismo, di compiacimento nello scrivere di sé.
Comprendo i suoi vissuti, e condivido il fastidio per la scrittura troppo compiaciuta (valutazione peraltro soggettiva). Però penso anche ai diari che ho letto, alle autobiografie che mi hanno fatto compagnia in tanti momenti di vita. In quelle pagine degli esseri umani hanno messo a disposizione degli altri le loro storie, le loro riflessioni, prestando il fianco ad apprezzamenti e critiche. Si sono esposti, e ci vogliono anche generosità e coraggio per far questo.  Perché reggere  le critiche, spesso cattive e violente (quanto possono essere violenti anche il sarcasmo, e talvolta l’ironia!) non è proprio banale. Siamo intrecciati di fili nobili e di fili poco o per nulla nobili… Ma se mi racconti qualcosa di autentico, se porti alla luce qualcosa che ha valore per te, quello sforzo merita rispetto. Dunque, grazie a chi si espone per dare il suo contributo di testimonianza. Grazie ai diari e alle autobiografie che mi sono state compagne di viaggio preziose tanto quanto un amico. Grazie per la possibilità di condivisione che ho sperimentato e che mi ha fatta sentire parte dell’umanità. E tra vita letta e vissuta, penso a una frase incontrata in uno dei diari a me più cari, quello di Etty Hillesum: “E’ la cosa più bella che conosca: leggere la vita dagli uomini.”
Sguardi e Percorsi

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