Ti sforzi, ti sporgi, bagni il dito e lo alzi al cielo, ti dimeni, ti sbatti in tutti i modi per percepire, ma alla fine, nulla.
Certi giorni il vento non lo senti proprio.
Allora, nonostante tutto, tiri dritto per la tua strada, cammini a testa alta, sorridi a chiunque ti capiti, dai coraggio al vicino di stanza, smonti castelli di sabbia eretti dal solito personaggio, affronti teoremi umani dalla dubbia consistenza e poi, quando nessuno ti sente e nemmeno ti può vedere, ti metti persino a sputare fuori quello che ti infastidisce, garbatamente, col la solita ironia che ti para il sedere, come dicono i ben informati. Anche tu, non sai estraniati del tutto al club di coloro che salvaguardano le apparenze. Certi giorni va così. Dal cielo arriva solo pioggia e l’aria sembra rallentare, quasi fermarsi nel suo incedere, arrugginita da tutta quell’acqua piovana.
Ma tu fai finta di nulla e continui a non curarti della quotidianità, dei suoi cliche più o meno imposti, soprattutto di che ora sia.
Quello proprio mai, in nessun frangente della giornata. Nessun appuntamento per te è così importante da doverlo ricordare, assolutamente e per forza.
Dopo tutto oggi non tira vento e quindi ti va di pensare che “si fa così”. Ti imponi di guardare tutti negli occhi, nessuno escluso, anche se alle spalle non hai quel vento che ti fa sentire audace, forte e gaio al punto giusto per proporti al meglio. Ma tieni botta e dai pacche sulle spalle a chi ti capita, lasci il posto sul a chi ne necessita più di te, ti metti a filosofeggiare con chi ti stuzzica, imponi la tua leggerezza ad ogni pesantezza presente nel raggio di pochi metri da te e poi, per finire l’opera, limiti i silenzi. Li comprimi al massimo della capacità, “li zippi” come un pc e riesci persino ad accettarli, senza eccessivo fastidio.
Oggi non c’è vento ma ti aggrappi ugualmente, senza darlo a vedere, a ciò che hai di più caro: la tua forza che poi non è altro che la tua interiorità che poi non è altro che il tuo essere ovvero ciò che tu sei e che ti tiene in piedi. Sempre.
La tua energia oggi è un po’ più esile del solito, meno vigorosa ma più appesantita. Assomiglia ad un ramo ricoperto di neve. Fatica ma tiene botta e non si spezza. Per farlo respira profondamente, attraverso ampi gesti del tuo torace. Anche lei, con te, tiene botta. Tu e lei, insieme, tenete botta.
Ti guardo e ti vedo. Sei talmente concentrato ad ovviare alla mancanza di vento che ti sei quasi scordato che oggi, il vento, si è dato alla macchia. Quando ti ritorna in mente sei un po’ più debole di prima e senti che ti manca da impazzire quella sinfonia tenue fatta di aria che muove le cose. Aria che da voce alla natura, aria che scuote l’ardere della fiamma che diventa, folata dopo folata, più accesa e luminosa. Di colpo batti un pugno sul tavolo perché non senti quel vento che ti fa volare, ne percepisci l’assenza, più assordante di un silenzio, così schiacciante da riuscire a confondersi, per alcuni istanti, con una strana ed ingombrante presenza fatta di ombre e di nulla. Intorno hai solo l’assenza dei suoi tipica del vuoto, oggi più del solito ti ritrovi a scrutare l’impalpabile circondario che ti circonda e sa essere una presenza più soffocante di due mani strette intorno al collo.
Oggi non si sente vento eppure ti ammiro perché anche se non lo sai, ti sto studiando. Sei grande perché riesci lo stesso ad alzarti in volo, a restare comunque in quota, pur minima che sia, ma resti lì, appena oltre la pianura che sa di landa desolata. Non riesci ad andare così in alto come vorresti. Arranchi, mugugni ma non ce la puoi fare. Forse non lo sai, ma oltre all’assenza di vento, oggi hai una piccola zavorra ancorata al cuore.
È invisibile, non lascia tracce tangibili ma sa schiacciarti verso il basso. Quello che non sa è che sei un osso duro e non mollerai facilmente. Infatti, tu, come volevasi dimostrare, tieni botta al meglio che puoi.
E sospiri. Ma non molli. Voli, basso, ma voli. E non molli. E sorridi, se serve. Ed anche se non serve. Ma non molli. Sai che per sopravvivere devi sempre alzarti da terra, almeno mezzo metro, per riuscire a camminare come tu sai fare, alla tua maniera, come ti viene, che poi è il solo modo che conosci e che ti permette di non sentirti statico e quindi, inerte. C’è solo un neo che attornia tutta la questione. Un piccolo neo, grande come la punta di una matita e nero come un temporale.
Quando non senti il vento, non sai dare il meglio a chi se lo merita. Proprio così, e magari ti succede pure di mostrare a quella persona il tuo lato meno soft, meno gaio, meno spensierato, in sintesi: meno bello. Perché proprio a lei, questo, quello proprio non lo puoi nascondere.
Ed allora, quando accade, quando ti senti nudo accanto alla tua vela inerme, provi a cercarlo ancora quel vento, ostinatamente.
Quel vento che sa farti volare e prendere per mano anche quella stessa persona, per far volare anche lei con te, in un cielo che appartiene solo a chi lo sa annusare, tra le pieghe delle sue nuvole annodate.
Ma oggi, cazzo, e non fai che ripetertelo, mentre scuoti il capo, non soffia l’aria che ami, quella che conosci, a cui dai del “tu”. Quella che ti serve. Oggi no, non va. Così non va. Dovresti possedere mille vele per sconfiggere la bonaccia, ma ne hai solo una. La solita. Per sospingerla nessuna artifizio può nulla. Conosce solo un grande motore: il vento.
Oggi non c’è vento. Anzi, c’è solo un soffio. Un sibilo, sinistro per certi versi. Non basta per volare in alto, ma sai che bisogna sapersi accontentare. Tu lo sai. Ecco perché alla fine della giornata, quando la sera si fa notte ed anche la stanchezza si fa sentire, ti sdrai e ti stringi sotto una coperta, come se attendessi tempi migliori. Ti vedo saggio e forte, molto più di quello che reputi di essere. Sai che oggi va così. Ma domani andrà meglio.
Hai solo un ultimo pensiero. Sta piovendo ed i rumori si confondono. Ce ne sono tanti da sotto, tutti simili e mai troppo sconosciuti. Eccoli, di nuovo. Sembrano sirene ingannatrici ma così reali da scaldare il cuore.
Sobbalzi sul materasso e ti metti in ascolto. In ligio ascolto. Senti dei passi in lontananza, poi sempre più vicini. Sembrano i suoi, non li puoi confondere. Un lembo del lenzuolo si agita, dalla finestra scorgi un flebile movimento delle foglie. Segnali pesanti, forti ma anche pericolosi. Strofini gli occhi ed esiti. Di nuovo quei rumori, stavolta più netti e distinti, almeno credi. Tentenni, poi assecondando l’istinto, ti alzi, scendi le scale ed apri la porta. Fai tutto così in fretta che non ti dai nemmeno il tempo di incrociare le dita, per accarezzare la speranza. Controlli e per un attimo non respiri. La strada è deserta. C’è solo acqua che lava l’asfalto. Qualche ombra più in là, un auto scura che manovra e poi se ne va. Niente più.
Lei non c’è. Neppure quel rumore che avresti giurato fosse stato dei suoi passi. Eppure ti era sembrato che… Prima di chiudere la porta chiudi gli occhi. Ti vedo mentre scuoti il capo.
Oggi non senti il vento. Speri solo che domani arrivi presto.
MaLo