Gentile psicologa, volevo un suo parere in merito alla mia preoccupazione più grossa, quella delle conseguenze del mio comportamento. Mi spiego meglio. Sono un tipo di natura aggressivo, in certe occasioni direi anche quasi cattivo. E’ capitato che qualcuno mi tagliasse la strada volendo avere pure ragione e di essere sceso dalla macchina sistemando le cose con le mani. Fortunatamente ho imparato ad avere un buon controllo proprio perché ragiono sulle conseguenze che hanno le azioni. Ma non sempre riesco a domare questa belva che ho dentro. Ho perso alcuni clienti importanti e grandi amori, per truffe e per la mia incapacità a dare l’esclusiva a una sola donna. Non mi ubriaco mai perché quando lo faccio divento violento e aggressivo, o forse esce quello che davvero sono. Mi dia un consiglio, come faccio a calmarmi? Si può o sono nato cosi? La ringrazio.
G.
Per molti bambini, maschi occidentali, l’incontro con la paura è un bel problema. Quando si ha paura si piange e si cerca aiuto. Ma per guadagnare la stima e l’amore dei genitori ed evitare di essere presi in giro i bambini non devono far vedere a nessuno di avere paura. Nemmeno a se stessi. La paura si manifesta con un tremolio globale del corpo, le gambe traballano, il cuore accelera il battito, il respiro viene alterato.
Per piangere abbiamo bisogno di rendere mobili i muscoli della fronte, della mascella, della bocca, e quando il pianto è profondo viene coinvolto anche il diaframma. Ma se ci concentriamo e ci irrigidiamo, diventiamo duri nei muscoli e nei movimenti, illusoriamente ci fortifichiamo e la paura viene bloccata sul nascere. Cosi impariamo presto che il controllo del corpo è un ottimo strumento per rimuovere, accantonare, separare e congelare le emozioni. Caro Signor G. io non penso che lei sia di natura aggressivo e violento. Penso che ha imparato bene a non sentire la paura e che ha dato più spazio alla rabbia, forse perché è un emozione più permessa nel suo contesto sociale e famigliare. Cosi davanti al rischio di un incidente stradale, non sente la paura ma le sale la rabbia: si mette in una posizione di attacco piuttosto che di difesa. Anche al lavoro utilizza la stessa strategia, giocando in anticipo con la truffa piuttosto che con la paura di ferire qualcuno e la stessa cosa le succede in amore. Fugge dal timore di perdere qualcuno di caro, preparandosi già per la prossima relazione. Sviluppare il pensiero e concentrarsi sulle conseguenze che può avere la rabbia su se stesso e sugli altri è un buona strategia, le permette di frenarsi e di non superare i limiti. Ma l’uso della ragione non può compensare la mancanza di un emozione.
Signor G., credo proprio che si debba allenare ad avere paura. Cerchi di mettersi in contatto con quest’emozione utilizzando il suo corpo, facendo un po’ lo stesso percorso che ha fatto da bambino ma al contrario. Quando si sente rigido e teso cerchi di rallentare il respiro e renderlo più profondo, cerchi di rilassarsi, ritornare a tremare, i suoi muscoli devono tornare a muoversi. Si faccia aiutare da qualcuno esperto in tecniche di rilassamento e in psicosomatica, perché ha bisogno di riprendere il contatto con sé e giungere alla consapevolezza che non ci sono emozioni che fanno male o emozioni più importanti di altre. Anche la rabbia ha diritto di esistere, proprio come la paura.
Dott.ssa Rita Ghezzi – rita-ghezzi@libero.it
Psicologa clinica e psicoterapeuta in formazione