Abrogati con la Legge di Stabilità 2015 gli attuali incentivi alle imprese sui contratti agli apprendisti e disoccupati di lunga durata. Si tratta di diverse formule oggi in vigore che consentono alle aziende di procedere con assunzioni agevolate a tempo indeterminato – lavoratori disoccupati da oltre 24 mesi o sospesi dal lavoro e beneficiari di CIGS, apprendisti da stabilizzare – ma alle quali dovranno dire addio se il disegno di Legge di Stabilità 2015 (cuore del Jobs Act) sarà approvato definitivamente con il testo attuale. In pratica, in relazione al contratto a tempo indeterminato la Legge di Stabilità introduce da una parte nuove agevolazioni, con uno sgravio triennale per quelli stipulati nel 2015, ma dall’altra prevede la rimodulazione degli sgravi contributivi attuali. L’articolo 1 comma 4 del disegno di legge delega sul Jobs Act affida infatti al Governo anche la razionalizzazione degli incentivi all’assunzione esistenti.
Il pagamento delle pensioni slitta al 10 del mese
Il pagamento delle pensioni slitta al 10 del mese: la novità nella Legge di Stabilità ha provocato un immediato coro di polemiche da parte di sindacati e associazioni dei consumatori. Per rassicurare i pensionati, tuttavia, è giunto un chiarimento INPS: soltanto chi riceve doppia pensione INPS-INPDAP (800.000 pensionati) riceverà l’assegno a partire dal 10 del mese. Gli altri (15 milioni) riceveranno l’assegno INPS il primo del mese o l’assegno INPDAP il 16 del mese (come adesso). Il problema è che lo slittamento rischia comunque di avere un impatto negativo sui pagamenti di utenze, mutui e affitti, che spesso avvengono i primi del mese. Spiega Carlo Rienzi, presidente del Codacons: «Il posticipo dei pagamenti creerà un gap che, oltre a produrre evidenti disagi, potrebbe mettere in seria crisi la liquidità di migliaia di anziani, con conti bancari in rosso e pagamenti di commissioni in favore delle banche».
IVA: aumento aliquote e nuove regole
Il lavoro di limatura sulla Legge di Stabilità si è allungato oltre il previsto, ma il testo è approdato al Quirinale oggi, 21 ottobre, per la firma del presidente della Repubblica: tra i punti su cui hanno maggiormente lavorato i tecnici dell’Economia, spiccano la clausola di salvaguardia sull’aumento IVA, il bonus bebè da 80 euro per tre anni ai nuovi nati nelle famiglie con reddito massimo di 90mila euro e con uno o due figli (confermato dal Ministro Lorenzin, che ha specificato l’esenzione dal tetto dal terzo figlio), le proteste delle regioni sui tagli da Spending Review e soprattutto il rischio di una bocciatura UE (Bruxelles potrebbe chiedere un aggiustamento strutturale dello 0,5%, contro lo 0,1% previsto dalla manovra, in cambio del rinvio del pareggio di bilancio al 2017).
Aumento IVA
In manovra – al capitolo coperture aggiuntive – si modifica la clausola di salvaguardia della Legge di Stabilità 2014, prevedendo lo slittamento di un anno (quindi a partire dal 2016), dell’aumento IVA in assenza di nuovi interventi di Spending Review, per le aliquote IVA 10% e 22%. Nella bozza non sono indicati i punti percentuali precisi, che, se si confermassero quelli previsti lo scorso anno, porterebbero ai seguenti aumenti IVA: Aliquota IVA 10%: aumento di due punti nel 2016 (al 12%) e di un altro punto nel 2017 (13%),
Aliquota IVA 22%: aumento a 24% nel 2016, al 25% nel 2017 e al 25,5% nel 2018.
Dal 2018 arriverebbe anche un nuovo aumento dell’accise sui carburanti. Su questo fronte, c’è anche il rischio di un aumento subito dal 2015, nel caso in cui l’Europa non accettasse il meccanismo dello split payment previsto in manovra, che prevede il pagamento dell’IVA da parte della PA direttamente al Fisco (non ai fornitori).