Voto (da uno a dieci): 5
Autore: Piergiorgio Ravasio
Titolo originale: Walk of Shame
Nazione: U.S.A.
Anno: 2014
Genere: Commedia
Durata: 95 minuti
Regia: Steve Brill
Cast: Elizabeth Banks, James Marsden, Gillian Jacobs, Sarah Wright, Ethan Suplee, Bill Burr, Kevin Nealon, Lawrence Gilliard Jr., Alphonso McAuley
Produzione: Sidney Kimmel Entertainment, FilmDistrict, Lakeshore Entertainment
L’estate, si sa, è purtroppo (cinematograficamente parlando) destinata al relax, al divertimento, allo svago, allo stacco dalla routine quotidiana. Ed anche le sale cinema, ma soprattutto i distributori, pare abbiano capito la lezione. Ma dobbiamo essere sinceri: guardando il palinsesto delle prossime uscite, possiamo tranquillamente ammettere che non è sempre così. E per fortuna. In attesa di pellicole di ben altro spessore, dobbiamo consolarci con prodotti di scarsa qualità. E’ il caso della “donna in giallo”, mina vagante per la città di Los Angeles, protagonista della pellicola il cui titolo originale (Walk of shame, cioè “camminata della vergogna”) già la dice tutta. Meghan (la Elizabeth Banks di Hunger Games) è una giovane ambiziosa giornalista trentenne la cui carriera si sta avviando verso il successo di un’importante rete televisiva nazionale. Il posto di numero uno se lo sta giocando con un’altra sua collega. La telefonata tanto attesa la getta nello sconforto più totale: il posto è stato conquistato dalla sua acerrima rivale. A questa triste notizia, se ne aggiunge un’altra tremenda: il suo compagno ha deciso di mollarla. E quindi Meghan che cosa fa per dimenticare la nefasta giornata? Si fa convincere dalle amiche ad uscire la sera per dimenticare i luttuosi eventi. Un bel tailleur giallo da “donna di facili costumi” (meglio essere soft e non riportare la frase del film), una serata in discoteca, un drink dopo l’altro, la conoscenza improvvisata del solito uomo di turno, la propria auto rimorchiata causa parcheggio in divieto di sosta, una focosa notte nel letto improvvisato di un barista (James Marsden, decisamente meglio apprezzato nel ruolo di Ciclope nella trilogia X-Men, Le pagine della nostra vita e, soprattutto, nel ruolo di protagonista in Superman Returns). Il risveglio (Una notte da leoni vi dice qualcosa?) è all’insegna del vuoto cerebrale. Non trova più il cellulare, nessuna traccia della sua borsetta con le chiavi della macchina, nessun soldo in tasca, un appartamento che non è il suo e un messaggio, grazie alla segreteria telefonica controllabile da telefono fisso, che le comunica la promozione lavorativa (“Quell’altra è stata scartata e tu sarai la presentatrice ufficiale di CNB per il TG delle ore 17”).
Per concretizzare il sogno della sua vita Meghan indossa il suo tubino giallo e i suoi super tacchi, vaga per le vie di Los Angeles e, passando da un fraintendimento all’altro, da una peripezia all’altra, incontra spacciatori di crack (i personaggi più divertenti del film), poliziotti che la scambiano per una prostituta, tassisti che la accompagnano in locali per spogliarelliste, ragazzini che le prestano la bicicletta se lei mostra loro ciò che la natura le ha donato. Tutto questo la notte precedente al rientro in redazione per il TG delle 17:00. Non è semplice neanche iniziare a stroncare certi film; specie quando di argomenti, sul tavolo dell’autopsia, ce ne sono parecchi. Vediamo di andare nell’ordine.
Primo: il richiamare alla mente pellicole di ben altro livello (Tutto in una notte, Notte folle a Manhattan, Fuori orario).
Secondo: uno script che, a lungo andare, stanca a causa della ripetitività degli incontri della povera sfortunata e nel voler sottolineare la “santità” della donna. Terzo: non è passando attraverso queste esperienze che la maturità di una persona arriva a compimento.
Quarto: si voleva fare una critica al poco politically correct sistema di informazione?
Quinto: il consueto, inevitabile, happy end, con conquista della posizione professionale e del tanto agognato amore (che, tra l’altro, non sembra neanche mai essere stato cercato).
Sesto: un giallo (come quello del titolo) che sbiadisce progressivamente col passare dei minuti a causa della banalità degli ostacoli che si incontrano lungo la propria vita e che devono essere superati per raggiungere lo scopo della stessa.
Settimo: situazioni al limite del ripetitivo e dell’assurdo.
Gli intendimenti del regista?
“Memorizzate i numeri di telefono. Almeno due. Tenete bene a mente i numeri di due persone che potrebbero venire in vostro aiuto ovunque voi siate.
Portate dei soldi addosso: anche nei calzini, se necessario.
Indossate biancheria intima pulita, come ci hanno sempre insegnato i nostri genitori. Potrebbe tornarci utile qualora dovessimo trovarci ad affrontare una sfilata della vergogna. Non passate la notte in casa di uno sconosciuto: è semplice buon senso”. Fermiamoci qui.
Il regista Steven Brill (un debutto con Pesi massimi della Disney, commedia su un gruppo di ragazzi in una colonia estiva focalizzata alla perdita di peso, nonché responsabile del fallimentare ed osceno film dello scorso anno Comic Movie ha affermato: “Volevo complicare tutte le cose che sarebbero potute andar male in un giorno. Mi sono chiesto fino a che punto fosse possibile trovare qualcuno arenato nel bel mezzo della società moderna”.
Ecco: ci è riuscito perfettamente. A noi le ha complicate in soli novanta minuti.
Piergiorgio Ravasio