Gentile Dott.ssa, non so neanche da dove iniziare a raccontare quello che mi è successo.
Mi sono sposato cinque mesi fa con la mia compagna dopo due anni che stavamo insieme.
Due anni stupendi, pensavo di aver trovato la mia dolce metà, mi sentivo amato in tutto e accettato in ogni cosa. Ero convinto di conoscerla bene e avrei messo le mani sul fuoco su di lei e sui nostri progetti, una bella casa e due bambini. Mai avrei pensato che mi avrebbe tradito, poco prima del matrimonio!!!!! E cosa peggiore e che mi fa stare ancora più male è che non me l’ha detto lei, non me l’avrebbe mai detto!!! Se non fosse stato per un mio amico che era a conoscenza della cosa, non l’avrei mai saputo!!! Dott.ssa sono distrutto, sto passando dei giorni di inferno. Mi aiuti lei.
Matteo
Quando entriamo in una relazione di amore o di amicizia partiamo sempre con l’idea che l’altro sia lì per noi. Per somiglianza o per differenza, per prolungare o completare i tratti del nostro carattere, per darci l’affetto che non è arrivato o che è arrivato ma non nel modo che avremmo voluto. Per condividere i nostri progetti di vita, per farci compagnia e alleviare il senso di solitudine, per avere qualcuno su cui contare.
Spesso, siamo cosi concentrati ad ottenere quello che ci manca, che perdiamo di vista l’altro, pensiamo di conoscerlo e invece conosciamo solo le proiezioni dei nostri desideri su di lui.
Tradire un amore, un amico, persino un’idea significa rivendicare la propria identità.
E’ un modo drastico ma efficace di dire all’altro “guarda che io non sono come tu mi vuoi”.
E il tradimento, se non ci si rifugia nella vendetta, nel cinismo o nella negazione, può essere la strada giusta per rincominciare, per accorgerci che la nostra identità non si può costruire solo su quello che ci dona l’altro. Non possiamo proprio dimenticarci delle nostre forze, delle nostre indipendenze, delle nostre capacità: la vita, che è costellata di tradimenti, preferisce chi, con fatica e dolore, ha scelto di incontrare se stesso attraverso relazioni autentiche con gli altri. Caro signor Matteo, la sua disperazione è più che comprensibile e penso che si debba prendere tutto il tempo che le serve per elaborare e metabolizzare l’accaduto. Parlare con sua moglie e capire che cosa l’ha spinta ad allontanarsi da lei la aiuterà parecchio. La dedizione che trapela dalle sue parole “mi sentivo amato in tutto e accettato in ogni cosa”, fa pensare che sua moglie abbia veramente dato il massimo di sé per conquistarla e farla star bene, probabilmente anche sacrificando parti di sé e spazi della propria vita importanti. Avevate dei progetti ambiziosi per il futuro, ci credevate entrambi nello stesso modo? O qualcuno si è fatto trascinare più dall’entusiasmo dell’altro senza sentirsi davvero pronto al pensiero di affrontare delle sfide cosi grandi? Signor Matteo sono sicura che riuscirà a superare questo momento difficile, e dopo la rabbia, la delusione e lo sconforto si accorgerà che essere irraggiungibili dal dolore e scegliere di vivere solo dove ci si sente al sicuro, dove la parola data ci sembra vincolante per sempre, significa scegliere di vivere fuori dalla vita vera.
Dott.ssa Rita Ghezzi – rita-ghezzi@libero.it
Psicologa clinica e psicoterapeuta in formazione