La comprensione di come le antiche civiltà siano riuscite ad erigere strutture monumentali, come piramidi, templi e complessi rituali, non rientra in quella che potrebbe essere definita “scienza esatta”. Possiamo avanzare ipotesi, formulare teorie più o meno credibili, ma in assenza di un’abbondanza tracce storiche del processo di costruzione non possiamo far altro che armarci di immaginazione e sfruttare le risorse a disposizione dei nostri antenati per tentare di imitarli.
E’ il caso dei moai dell’Isola di Pasqua, sui quali molto si è fantasticato, ma molto si è anche sperimentato. Tralasciando i vari metodi di distacco del tufo roccia vulcanica (già ampiamente indagati dall’archeologia), il mistero sulla loro costruzione è principalmente questo: come fecero gli antichi abitanti dell’isola (di origine polinesiana) a trasportare queste statue gigantesche dalla montagna al mare?
Per chi non conoscesse i moai dell’Isola di Pasqua, stiamo parlando di circa un migliaio di statue di tufo vulcanico che costellano i 163 km quadrati dell’isola, blocchi di pietra che possono arrivare a pesare 74 tonnellate e raggiungere un’altezza di 10 metri.
I primi esploratori si chiesero come i locali avessero trasportato queste statue dalla cava di pietra al mare, dato che l’isola era del tutto priva di alberi. Ma le più recenti analisi dei pollini prelevati da alcuni reperti ha dimostrato che l’isola, nel periodo precedente alla prima metà del 1600, aveva ospitato alberi in abbondanza. Gli alberi sono un punto fondamentale per il trasporto delle statue: i loro tronchi possono essere utilizzati per creare slitte e rulli, lubrificanti, cordame, e tutto il necessario per lo spostamento “a braccia” di un blocco di pietra enorme. Dopo il 1600, le palme sembrano sparire completamente dall’Isola di Pasqua: furono gli stessi abitanti a decimarli per costruire moai? E’ possibile, anche se potrebbe esserci lo zampino di un animale non autoctono (il ratto polinesiano, Rattus exulans, che si ciba di semi di palma), ma il vero punto intrigante della storia dell’Isola di Pasqua è il metodo di trasporto delle statue di pietra giganti.
Una delle teorie più discusse è che gli antichi abitanti dell’isola facessero “camminare” le statue: tramite movimenti ondulatori, la base della statua, posta in verticale, avanzava centimetro per centimetro grazie alla trazione di corde e braccia umane. Perché escludere che il popolo di Rapa Nui non abbia mai utilizzato rulli e slitte? “E’ una bella storia, ma non è supportata da prove archeologiche” spiega Carl Lipo, uno dei primi a proporre l’ipotesi delle “statue danzanti”. Secondo Lipo, la posizione di molti moai rimasti incompleti e abbandonati dimostrerebbe che gli abitanti dell’isola li trasportavano verticalmente, senza adagiarli in posizione orizzontale su supporti di legno.
Ma la teoria e la pratica spesso differiscono: i ricercatori hanno quindi creato un moai moderno del peso di 4,4 tonnellate e alto 3 metri, e lo hanno spostato tramite l’ausilio di tre funi e qualche decina di persone. Trovare la tecnica adatta è stato un risultato ottenuto dopo alcuni giorni di tentativi. “Un ingegnere aeronautico può spiegare perché un aereo vola, ma nessuno lo vorrebbe alla guida di un aereo. Abbiamo qui questo affare gigante di cinque tonnellate, ora cerchiamo di capire come muoverlo. E’ stato frustrante”. Dopo diversi tentativi, il team è riuscito a spostare la statua tramite tre funi di canapa che impedivano al blocco di roccia di cadere in avanti, e 18 persone che fornivano la forza muscolare necessaria a far avanzare il moai. La statua si è spostata di 100 metri all’ora con l’aiuto di sole 18 persone, dimostrando che la camminata è un metodo di trasporto relativamente efficiente. Di parere opposto è Jo Anne Van Tilburg, direttrice della Easter Island Statue Project. “Quello che hanno fatto è stato uno stunt, non un esperimento. Hanno distaccato la statua dal suo contesto archeologico, e credo che ogni volta che si procede in questo modo, anche in buona fede, si entra nella fantasia e nella speculazione a livelli non scientifici”. E se la realtà stesse a metà tra le due tecniche di trasporto? Statue più piccole potevano essere trasportate a forza di braccia e con un gruppo di operai relativamente ristretto, mentre i moai più grandi richiedevano un tipo di trasporto orizzontale basato da rulli e slitte. Il dibattito probabilmente non terminerà molto presto. E il mistero sul vero metodo di trasporto dei moai dell’Isola di Pasqua rimane ancora irrisolto.
Easter Island statues ‘walked’ out of quarry