Parliamo. Parliamo anche troppo. Ma non comunichiamo. Abbiamo linguaggi differenti, ognuno il suo. A volte non capiamo neanche i nostri pensieri. Ma allora perché pensare? Siamo sordi.
Non ci ascoltiamo gli uni con gli altri.
Raramente ascoltiamo noi stessi.
Eppure vorremmo essere compresi, lo desideriamo più di ogni altra cosa.
Ma non si può comprendere senza ascoltare.
Ma allora perché parlare? Con chi?
Siamo chiusi, limitati, definiti. Non usciamo mai dal nostro perimetro, anche se a volte, con intensa sofferenza, ci proviamo. Ma allora perché provare ad uscire? E poi per andare dove?
Proviamo a scavare nella nostra anima, ma è un abisso infinito. Perché entrare dentro noi stessi? Per trovare cosa? Nessuno lo sa, e anche se qualcuno lo sapesse non potrebbe comunicarcelo. Perché siamo sordi, chiusi, muti.
E tutto questo si ripercuote nella vita di tutti i giorni, negli ambienti che frequentiamo, in famiglia e sul posto di lavoro.
Sembra inverosimile che questo accada in un momento dove i social network impazzano e dove non puoi fare un passo che tutti sanno di tutto. Io credo che siamo più propensi a criticare e a giudicare più che condividere ed ascoltare. L’esempio eclatante di questi ultimi giorni riguarda “Tripadvisor”, la piattaforma nella quale uno è libero di distruggere pubblicamente un ristorante, un hotel, una destinazione turistica, dove ognuno di noi può improvvisarsi critico enogastronomico o peggio ancora può addirittura fare una recensione su un luogo che in verità non è mai stato. Qualche denuncia è già partita e prima o poi doveva pure accadere. E pensare che una volta ci arrabbiavamo se qualcuno parlava male di te ad un amico senza dirtelo di persona, ora invece lo si può fare in assoluto relax sdraiato sul divano di casa tua e pubblicarlo all’intero mondo!
Questa sarebbe la tecnologia moderna? O, per meglio dire, l’uomo moderno? Colui che non conosce la cultura del nostro paese, la storia, la geografia, la matematica… ma che si permette nella sua ignoranza di denigrare gratuitamente qualcuno? Siamo chiusi nella nostra ignoranza e dietro ad un monitor ci sentiamo intelligenti… ma pur sempre sordi, chiusi e muti.
Gianluca Boffetti