Si chiamava Margherita, ma tutti la chiamavano Marghi. Aveva per casa il mondo e per tetto il cielo, sedeva ai bordi delle strade o sui gradini della Chiesa e dormiva su una panchina del parco. Non possedeva nulla! Eppure lei era certa di possedere l’universo. Salutava tutti con un sorriso e con lo sguardo libero di chi è riuscito a non farsi contaminare dalle cose della vita. “Doveva essere molto bella nel passato!” diceva tra sé chi le passava accanto. Infatti, seppure il suo viso fosse segnato dall’aria e dal vento, dal sole e dalle intemperie, vi traspariva una bellezza perfetta e penetrante. Aveva due grandi occhi verdi e i capelli che sembravano lunghi fili d’argento. Non si poteva fare a meno di notarla, non tanto perché appariva un po’ “fuori tempo”, ma perché sprigionava un qualcosa di poco comprensibile. Marghi aveva un fascino magico: sul suo viso le ombre diventavano speranza di luce e il suo sguardo spaziava fin oltre l’orizzonte, dove più infinito è il mondo. Col sole sorrideva e con le stelle intrecciava i suoi silenzi. “chi potrà mai capirla?” “Qualcuno l’avrà mai amata?” ” Chi sarà?” Questi e molti altri interrogativi si susseguivano nella mente dei passanti. Alcuni lo scrutavano per cercare di scoprire chissà quale intrecci odi segreti e rivelazioni. Anche Margherita scrutava i passanti e vedeva volti annoiati, sguardi ansiosi, visi stanchi, smaniosi di sonni tranquilli e notti serene. E ancora guardava e sempre più vedeva le speranze degli uomini dissolti come neve al sole. Gli occhi di tutti le apparivano lucidi e in cerca di un punto luminoso tra le tenebre. In ognuno leggeva paura e rassegnazione. E così, mentre l’orologio batteva i colpi del tempo, lei se ne stava nel suo mondo. E sognava…!
Sì, Margherita sognava… e correva felice sull’arcobaleno e andava su, sempre più su, fino all’azzurro più azzurro, in quello spazio di cielo che ricopriva le sue notti, mentre le stelle si facevano più grandi e più luminose per riscaldarla. E ancora sognava prati più verdi, margherite più bianche e bambini, migliaia di bambini che si stringevano le mani e mille, milioni di uomini buoni, intrecciati a fili sonanti magiche melodie. E fu nel bel mezzo di un suo sogno, che sentì battere i rintocchi della mezzanotte e vide donne, uomini e bambini che, infreddoliti, s’incamminavano verso la chiesa. Margherita, senza capire perché, si trovò a seguirli.
Le note dell’organo vibravano nell’aria mentre voli di angeli scendevano sulla terra. La gente quella notte appariva diversa. Ogni persona sembrava aver trovato il suo punto luminoso; paura e rassegnazione erano scomparse da ogni volto. Era la notte di Natale. E Margherita si ricordò di un Natale di quand’era piccina e il Bambino Gesù aveva appagato il suo sogno. Forse anche in questo Natale il Bimbo poteva ascoltarla. Lei voleva correre davvero sull’arcobaleno per arrivare ancora più su del cielo e camminare a passi di danza nel firmamento…
…La ritrovarono il mattino di Natale, accoccolata sulla sua panchina. Nella mano stringeva una margherita e dei fili d’erba. Il suo viso aveva un non so che di infinito. E il suo cuore già passeggiava in un giardino di stelle.
Chiara De Ponti