Voto (da uno a dieci): 7
Titolo originale: Trance
Nazione: Regno Unito
Anno: 2013
Genere: Drammatico
Durata: 101 minuti
Regia: Danny Boyle
Cast: James McAvoy, Vincent Cassel, Rosario Dawson
Produzione: Pathé, Nube otto film, Decibel Films, Film4
Partiamo dalla definizione scientifica del termine che dà il titolo alla pellicola. Trance equivale a quella situazione psicofisica, caratterizzata da fenomeni come l’insensibilità agli stimoli esterni o alla perdita di coscienza, indotta da ipnosi o autoipnosi. Assodato il concetto da un punto di vista tecnico, si ha già un’idea di ciò che verrà narrato in questo film. Manca, ora, un ultimo elemento: il contesto nel quale il tutto si svolge.
A fissare lo sguardo su questa tematica, con il suo personale tocco e visione dell’argomento, e filtrando il tutto attraverso la sua invidiabile tecnica, è il Premio Oscar Danny Boyle. Un regista che, dopo il passo falso di due anni fa con il film 127 ore (e che ricordiamo, invece, per ben altre illustri pellicole come Trainspotting e The millionaire), torna ora sul grande schermo con una vicenda che vede coinvolto un giovane assistente di casa d’aste, un complice e il furto di un’opera d’arte.
Simon (a cui dà volto il divo emergente James McAvoy della commedia Wimbledon, L’ultimo re di Scozia e i due film d’azione Wanted) non è proprio il più onesto lavoratore come sembrerebbe. Indebitato fino al collo, partecipa alla rapina di un quadro dal valore inestimabile (quasi 30 milioni di sterline è il prezzo della rinomata tela del Goya). Sul più bello, durante la movimentata sequenza di un furto che pare orchestrato nei minimi dettagli, riceve, dal suo complice Frank (Vincent Cassel), una bastonata in testa. Il colpo assestato è decisamente forte e la memoria, come capita in certi casi, lo lascia a piedi. Al risveglio, Simon ricorda poco o nulla (sarà vero? … non sarà vero?). Ma soprattutto (dopo gli inevitabili dubbi che si pongono i complici della banda) non sa dove ha nascosto l’inestimabile dipinto. Decidono così di rivolgersi ad Elizabeth (Rosario Dawson), un’attraente psicoterapeuta esperta in ipnosi, per sottoporlo ad una terapia che gli faccia superare l’amnesia.
Le sedute si susseguono ma i ricordi sembrano non riaffiorare. Il dubbio che Elizabeth stia manovrando i due uomini prende sempre più piede. Non solo. Una serie di dilemmi e di situazioni imprevedibili, porteranno la vicenda ad un intreccio tra realtà, ipotesi, supposizioni, ricordi, sogni e sospetti. Presentato in anteprima al Taormina Film Festival e a Riccione, in occasione delle Giornate Professionali di Cinema, In trance è la classica pellicola, densa di colpi di scena, che va a dipingere un quadro (giusto per rimanere in tema) in cui lo spettatore finisce per esserne talmente coinvolto da avanzare continue supposizioni su ciò a cui sta assistendo.
Grazie agli attori in ottima forma e che si dimostrano all’altezza di vestire gli abiti cuciti su di loro, il gioco, tramato ed animato da un’eccellente colonna sonora, si rivela pieno di attrattiva e tiene compagnia allo spettatore per tutta la durata del film. Pur nella convenzionalità del tipico colpo di scena finale, indicativo di quanto cova (fin dall’inizio) sotto le macerie, il film si apprezza molto per il ritmo serrato e veloce; la noia, una volta ogni tanto, messa completamente al bando e rimpiazzata da una tensione stabile e ricorrente.
Per lasciare, alla fine, tutti quanti, con l’interrogativo che ci porteremo a casa: “Vuoi ricordare o preferisci dimenticare? A te la scelta”.