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ROMANZO DI UNA STRAGE

Il regista del film sulla strage di Piazza Fontana, ci riporta alla tragedia, ai morti della Banca dell’ Agricoltura di Milano, a dicembre del 1969, a Giueppe Pinelli e Pietro Valpreda, i mostri sbattuti in prima pagina, in pasto ad un Paese oggi come allora diviso, impaurito, una opinione pubblica ridotta ai minimi termini. L’omertà, pensavamo fosse un problema del Sud, invece una parte consistente del Paese è omertosa, i privilegiati da sempre fanno fronte comune contro gli sfigati, i precari, gli operai, i pensionati, sono loro che tengono sulle spalle ciò che resta dell’ Italia. Pasolini anticipò tutti e dichiarò al Corriere della Sera di conoscere i nomi degli autori delle stragi, ma non aveva le prove, nemmeno indizi, sapeva come morì Pinelli, sapeva di quel tonfo improvviso proviente dal cortile della questura di Milano. Scriveva Pasolini: ebbene, proprio perché io non posso fare i nomi dei responsabili dei tentativi di colpo di Stato e delle stragi (e non al posto di questo) io non posso non pronunciare la mia debole e ideale accusa contro l’intera classe politica italiana. E lo faccio in quanto io credo alla politica, credo nei principi “formali” della democrazi! a, credo nel Parlamento e credo nei partiti. E naturalmente at! traverso la mia particolare ottica che è quella di un comunista. Sono pronto a ritirare la mia mozione di sfiducia (anzi non aspetto altro che questo) solo quando un uomo politico – non per opportunità, cioè non perché sia venuto il momento, ma piuttosto per creare la possibilità di tale momento – deciderà di fare i nomi dei responsabili dei colpi di Stato e delle stragi, che evidentemente egli sa, come me, non può non avere prove, o almeno indizi.

Scritto e a cura di Mario Arpaia

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