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SE NON ORA QUANDO?

Non è arrivato il momento di dire Basta? Non siamo ancora stanchi? Quanto ancora possiamo o vogliamo sopportare e accettare silenziosamente? Per quanto tempo continueremo a fare i (falsi) moralisti?
Per quanto tempo useremo due pesi e due misure? Mi faccio queste domande, sapendo che la domanda vera è una: “Se non ora, quando?”. Lasciamo continuamente che una classe politica ci distrugga, ci denigri, si preoccupi unicamente dei propri affari e noi non facciamo nulla per cambiare le cose. E dico questo perché ancora una volta la lotta nella campagna elettorale era tra Bersani e Berlusconi, almeno per quanto riguarda la possibilità di concorrere concretamente alla formazione del Governo. Come nella campagna precedente. E’ il segno che le cose non cambiano mai. Quest’Italia è immobile, è in coma e nessuno fa nulla per svegliarla. Nessuno fa nulla per cambiare i medici, i medicinali, per sperimentare cure innovative, per ridarle speranza. Stanno uccidendo lentamente le nostre aspettative per il futuro e nessuno muove un dito. Vanno veramente bene così le cose? Vanno bene? E’ questo il futuro che sperate per i giovani?
La domanda sorge spontanea, visto che tutti i partiti dicono di avere idee, progetti, programmi per i giovani e le donne. Ma quanti giovani e quante donne hanno candidato? Provo ad indovinare: pochi dell’uno e meno dell’altro. E dico questo perché si stima che il nuovo Parlamento avrà il 33% di donne e un’età media di 47 anni. Si potrebbe fare di meglio, no? Quindi evviva la coerenza. La stessa che è completamente mancata negli ultimi 20 anni. Non 20 giorni, non 20 settimane, non 20 mesi. VENTI lunghissimi anni. Anni in cui non è cambiato nulla, anzi, l’unica cosa che avanzava inesorabile era il declino di una Nazione che ha visto grandi eventi nella propria storia, contrapposti a momenti profondamente bui. L’Impero romano, il Rinascimento, l’Unità italiana e il più recente Miracolo economico degli anni Cinquanta/Sessanta sono solo alcuni degli esempi che ci hanno resi consapevoli delle forze e delle capacità che ci sono, basta dar loro il modo di svilupparsi e crescere. Abbiamo molte ragioni per credere che le cose possano cambiare, ma scegliamo sempre pensando al meno peggio e non cercando il meglio. Accecati completamente da promesse con un solo scopo propagandistico, speriamo e ci lasciamo illudere da proposte senza fondamento e, soprattutto senza copertura.
Ma qui viene la “colpa” dell’elettore. Tendiamo a credere a tutto, incondizionatamente, senza farci domande, senza voler veramente sapere dove troveranno tutto quel denaro per abbassare le tasse (visto che questo è l’argomento principale), vogliamo credere al tutto e subito, anche se dovremmo sapere che raramente porta a qualcosa di buono. Ci lasciamo illudere perché in un periodo di crisi come questa, vogliamo solo sperare in una bacchetta magica che risolva tutto, ma non funziona così. Le illusioni sono come bolle di sapone, impiegano un attimo a scoppiare e vanno maneggiate con cura, ma sta a noi riconoscerle ed evitarle, per quanto la realtà possa essere amara, trovo sia meglio esserne consapevoli, piuttosto che svegliarsi una mattina e ritrovarsi nel bel mezzo del baratro. Leggevo su Twitter una discussione che ha portato a galla una questione molto importante: nessun candidato ha raccontato o spiegato come vorrebbe vedere l’Italia tra dieci, vent’anni. Ci spiegano cosa vorrebbero fare nei primi cento giorni, ma non danno modo di puntare ad altro, non ci danno la speranza o la possibilità del meglio. Non danno futuro ai giovani laureati che se ne vanno continuamente e un Paese che non dà sogni e de sideri alle generazioni successive non può e non deve definirsi né civile, né proiettatoo verso il futuro. Citando il documentario-film “Girlfriend in a coma”, “nel 100 anni dal 1870, 29 milioni di italiani sono emigrati all’estero, in maggioranza poveri. Negli ultimi 10 anni si stima siano emigrati 1 milione di italiani, in maggioranza laureati”. Le statistiche parlano da sole, non servono ulteriori commenti. Se qualcuno si sta chiedendo cosa sia “Girlfriend in a coma”, oltre ad un successo firmato The Smiths, è un film-documentario di Bill Emmott, per molto tempo direttore di The Economist, e di Annalisa Piras, che racconta gli ultimi anni del declino italiano. Un declino fatto non solo di politiche sbagliate, ma anche di legami con la criminalità organizzata, infiltrazioni nel settore pubblico, corruzione e una generale perdita della correttezza, della giustizia, del buon senso.  Il mio consiglio è di cercare un link in rete, vederlo, riflettere, aprire gli occhi, alzare il sipario, ricordare ciò che è stato e da lì ricominciare. Perché arrivati a questo punto non si tratta più né di destra, né di sinistra, ma si tratta di avere nelle istituzioni persone capaci e non amici degli amici, perché questa è una storia che conosciamo già. Sappiamo come funzionano la vecchia politica, le vecchie facce, i vecchi partiti, che, anche se cambiano nome, non cambiano mai. Partiti che traggono la loro forza non solo dai famigerati costi della politica, quindi benefici principalmente economici, ma anche dalla possibilità di piazzare in ruoli chiave delle persone che poi dovranno loro dei favori. E tutti noi conosciamo la forza di un “favore”, quando si tratta di denaro e potere. Non stupisce, quindi che la Corte dei Conti dica che la piaga della corruzione è ben più grave rispetto a vent’anni fa. La conclusione è semplice: questa è un’Italia che nasconde sotto la cenere o, peggio, potrebbe aver ridotto in cenere le sue forze migliori. Ma non è tutto qui, non finisce così, perché basta pensare alla grande capacità della fenice di rinascere, riprendendo vita dalle proprie ceneri. Cara Italia, sii la nostra fenice. Se non ora, quando?
Paola B.

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