Molti pensano che soltanto i bellissimi possano avere una buona autostima corporea. In fin dei conti, il loro fisico è invidiato da tutti e guardando ciò di cui madre natura li ha dotati…beh, è automatico provare nei loro confronti una certa invidia. Invece non è così. Il mondo è pieno di bellissimi che non si considerano tali e ogni giorno quotidiani e riviste riportano notizie relative a modelle, attori e attrici da tutti considera-ti inarrivabili, che si sottopongono a interventi di chirurgia plastica ed estetica per apparire più belli. Per percepirsi belli bisogna avere depositato nella propria mente un’immagine sufficientemente buona e realistica di sé e averla dotata di pensieri che, nel percorso autonarrativo di ciascuno di noi (le spiegazioni che diamo a noi stessi rispetto a quello che ci capita), la qualificano come tale. Io posso mettermi davanti allo specchio e, pur avendo un naso grosso, un po’ di pancia e qualche altra imperfezione corporea, guardarmi con simpatia e dire a me stesso: «È vero, potrei anche essere cento volte più attraente di così… ma ho un bel sorriso, la gente mi considera simpatico e sono sempre pieno di amici». Questo significa avere una buona autostima corporea. Al contrario, potrei essere alto un metro e novanta, con un fisico da urlo e passare le giornate a vivisezionare un piccolo neo e un’imperfezione della pelle che, secondo me, deturpano l’estetica del mio viso. In questo secondo caso, il problema è che io del mio corpo riesco solo a vedere gli aspetti negativi e di me racconto a me stesso solo ciò che percepisco come limite e debolezza, ignorandone i punti di forza. L’autostima corporea, l’avrete intuito, si fonda sulla capa-cità di accettarsi per come si è, senza rincorrere un’immagine ideale troppo lontana da quella reale che ci restituisce lo specchio. Che cosa impedisce di accettarsi come si è Questo aspetto della nostra vita intrapsichica e della no-stra identità è oggi messo profondamente in crisi dai mo-delli e dagli stereotipi proclamati come vincenti dalla so-cietà dell’immagine in cui tutti siamo immersi. È difficile per una donna sentirsi a posto nel e con il pro-prio corpo se il 95% delle donne presenti nei media, che quindi rappresenta e cumula l’ideale di bellezza cui ispirar-si, è dotato di una fisicità irraggiungibile dalla maggioran-za della popolazione femminile. E la situazione è resa ancora più grave dal fatto che quasi tutte le immagini riferite al corpo femminile, oggi disponibili nei media, sono spesso il risultato di un potente ritocco operato da programmi di grafica quali Photoshop. Crescere i nostri figli in una società dominata dall’osses-sione dell’immagine e affollata di adulti che costantemente vivono con insoddisfazione la loro dimensione corporea significa esporli fin da piccoli a un fattore di rischio che mina, nel profondo, le basi per l’acquisizione di un buon modello di autostima corporea. Tra l’altro, nel passaggio da infanzia ad adolescenza, tutti i ragazzi e le ragazze vivono con molto disagio i cambiamenti corporei e, anche quando sono dotati di un fisico molto bello, ciò nonostante è per loro quasi fisiologico sperimentare una profonda insoddi-sfazione per come sono fatti e per come appaiono agli occhi dell’altro. Il ruolo dei genitori Noi genitori abbiamo il dovere educativo di aiutarli a guardarsi allo specchio con occhi indulgenti e autoaccet-tanti, e testimoniare con le parole e con i fatti che il corpo è l’involucro di una seconda dimensione che, molto più di ciò che appare, definisce chi siamo e che valore abbiamo. Insomma, se l’occhio superficiale di chi ci vive intorno può rimanere colpito da ciò che vede al primo sguardo, solo l’occhio profondo di chi ci vuole conoscere davvero per quello che siamo e per il valore che abbiamo può cogliere l’intima unicità che ci connota e che deriva dalla miscela irripetibile di corpo e psiche, aspetto e contenuto, per dirla con i filosofi, forma e sostanza. Ecco allora che potenziare l’autostima corporea dei nostri figli fin dalla più tenera età, aiutandoli a vedersi dotati di un corpo che non può essere tutto bello o tutto brutto, ma che presenta una miscela di connotazioni che ci rendono unici davanti agli altri, è un bisogno educativo che, come madri e padri, dobbiamo presidiare. La libertà di diventare davvero se stessi, oggi più che in passato, è un dono che un figlio può ricevere all’interno della relazione educativa intrafamiliare, ma solo se i genitori sanno regalargli lo sguardo che vede il cuore e non due occhi che scrutano il corpo per vedere se aderisce a standard e stereotipi limita-ti, quasi sempre dettati da chi detiene il mercato della dietetica o della cosmetica. Apprezzare sé per apprezzare gli altri È fondamentale anche per noi adulti pensare a come sappiamo prenderci cura del nostro corpo, della sua salute e non solo della sua immagine. Quanti di noi sono stati intrappolati dal messaggio «magro è bello» e magari combat-tono ogni giorno a tavola contro un’alimentazione sana e nutriente preferendone una deprivante, con l’unico obietti-vo di perdere peso? Perché facciamo sport con il solo scopo di metterci sulla bilancia per constatare i grammi persi e non lo viviamo invece come un momento di benessere in cui ci sentiamo dotati di un corpo vivo e vitale? E come mai sostiamo davanti allo specchio alla ricerca spasmodica di rughe che potrebbero raccontare agli altri l’avanzare della nostra età, senza pensare che invece pro-prio i segni del tempo sul nostro viso possono dire agli altri che viviamo, stiamo vivendo e abbiamo vissuto la migliore vita di cui siamo stati dotati? Davvero è bello vedere don-ne di 40, 50, 60 e 70 anni che in TV hanno tutte la stessa faccia e le stesse espressioni appiattite dai trattamenti al botulino e da lifting che tirano il volto, incorniciando uno sguardo fisso e poco mobile? Insomma, come avrete capito i temi che sono cruciali per potenziare l’autostima dei nostri figli risultano anche di importanza fondamentale per noi adulti che li aiutiamo a crescere. Perché lo sguardo in cui si riflette l’immagine cor-porea di nostro figlio, che da noi può ottenerne approvazio-ne, forza e indulgenza, è lo stesso sguardo che autosserva davanti allo specchio il corpo di cui siamo dotati. E spesso, proprio con noi che lo vogliamo usare in modo sano ed educativo con i figli, quello sguardo è pieno di disapprova-zione e rifiuto.