Editore: La quadra – Pagg. 188 La trama. Al suo esordio con questo romanzo, Antonello Dinapoli si impone all’attenzione dei lettori con la sua scrittura lucida, a volte psichedelica per una tematica spietata e dirompente. L’avvio, dall’impatto spiazzante, trascina il lettore in un mondo che non si vorrebbe, eppure è intorno a noi. Protagonista principe della narrazione qui è la droga: è lei che avviluppa tutto e tutti e manovra oscuramente la trama del libro. Si fa personaggio fra i personaggi. Ognuno di essi viene toccato e coinvolto nelle sue spire e nella sua trama maligna, nello squallore delle periferie di una città del Nord, di vite di relazione superficiali e vuote. A reggere i fili di questo incubo è un professore, l’io narrante del racconto, che abdica al suo ruolo di educatore e tenta di rimpinguare lo stipendio spacciando morte e deliri a persone dalle esistenze difficili, che tentano di galleggiare in un vuoto spirituale e culturale, nel buio del disagio psichico, nel tentativo di rincorrere una felicità che seppur inseguita non risponde alla chiamata. Ci imbattiamo in uno studente che vive sulla sua pelle una situazione familiare drammatica, una ragazzina con problemi di relazione e una madre depressa, amici e colleghi di lavoro del professore con vari tic e ossessioni, personaggi ai margini della società, descritti senza infingimenti e con un linguaggio crudo e perfettamente aderente al tema, confezionato apposta per esplorare le zone buie della mente umana, tentare di portarle alla luce per farle conoscere e forse esorcizzarle. Uno dei protagonisti, nonostante il dramma che sta vivendo e il gravame della colpa per un atto commesso in un momento di rabbia, sarà capace tuttavia di guardare la realtà con altri occhi, con un coraggio inaspettato e insospettato per salvare se stesso e chi lo circonda. Tutta la storia si svolge in un unico giorno, un giorno di espiazione, di autoconsapevolezza: Il Mercoledì delle Ceneri. Giudizio. Un libro che non lascia respiro, e prende fino all’ultima parola. Un racconto che nella sua drammaticità si fa anche portatore di valori e di speranza. Un giorno, quello in cui trova compimento la catarsi, la svolta che tutti attendiamo, che assolve le colpe e dissolve i nostri incubi. A cura di Maria Irene Cimmino