Mamma è sussurrio, mormorio, ansito, respiro, battito nel petto, nostalgia, amarezza in quest’ora dove tutto esige e nulla rinfranca, i cui sembra che l’ieri si confonda ed il domani, incerto e fugace si dispieghi a viva voce. Mamma è il ricordo di un raggio di sole, che si posa stupito sui capi di bimbi raccolti in frotte accanto alla fontanella in piazza; è saetta che passa veloce nel cielo terso; è rombo che erompe divenendo boato. Mamma è tenerezza, grembo in cui chinare il capo, mani calde in cui affondare il viso; guance cave in cui rispecchiarsi, di sera, all’ombra di un castagno. Mamma è mancanza, tangibile, basta allungare la mano per sentirne gli amari contorni, per cercare con i polpastrelli tesi quelle dorate regioni ove il verde degli alberi si rispecchia nelle polle d’acqua argentine. Mamma è fiducia, presenza nell’assenza, ora, sempre, qui e non altrove, dinnanzi e non lontano, sorridente ed appagante, consolatrice, sicura, fida. Mamma è volgere del capo per sentire la luce venire incontro al giorno che germoglia, intrepido e feroce, ingordo e sinistro, il nero nel bianco, il porpora nell’avorio, la caducità nell’eterno. Giorno fatale che nulla teme, che s’avvale e s’avvince, ricco e dovizioso nel futuro ricordo. Mamma è lagrima che scende rigogliosa lambendo bulbi arrossati, gote arse, labbra tremule. Mamma è ricordo, scansione del tempo,scandito, ritmato, che sa di prima e di dopo, eroico e ridicolo, temuto. Mamma è forza, audacia, affido, speranza. Mamma è nostalgia di un’infanzia perduta, passata per sempre, rubata da mani crudeli. Mamma è un bicchiere di latte caldo, fumante, in cui affondare il viso nei mattini freddi e gelidi quando il mondo sembra essersi appisolato ai piedi di una grande quercia. Mamma è un bagno caldo, aromatico, speziato, in cui immergersi per lenire i dolori che l’esistenza ci riserva. Mamma è urla e rabbia, presa amara di coscienza che ti porta in quella zona ove luce ed ombra duellando senza requie. Mamma è attesa di un giorno qualsiasi, assise, vicine, pronte a narrare,a narrarsi in uno scambio continuo di emozioni. Mamma sono gambe calde su cui sedersi, mani generose che cullano ginocchia sbucciate. Mamma sono gesti ripetuti da sempre che or ora vengono a bussare alla porte di cui, ancora una volta vorresti scorgerne il profilo. Mamma sono paure ingoiate nelle notti di bufera urlante, minacciosa e saettante tra corpi strettamente abbracciati nel buio assorbente . Mamma è pace. E’ dire a se stessi: “ Sono a casa, nulla temo, alcuna paura…..” mentre le orme sulla sabbia si confondono e si mischiano divenendo parte unica, indissolubile. Mamma è valigia aperta sul letto, attesa che il nascituro venga alla porta; è il suo metter in ordine la biancheria inamidata;il suo sorridere riservato, un poco mesto. Mamma è sofferenza , dopo una lunga malattia. Mamma è orrore e terrore di sorella morte, manto nero occhi di fuoco, labbra rosse tinte, che avvolge, protegge, allontana, ti porta in altre dimensioni, tempo, priorità, essenze. Mamma è avvicinarsi al suo capezzale per sussurrarle quanto bene le vuoi, quanta fiducia e speranza le risevi, accarezzandole i capelli, baciandola con delicatezza, stringendole la magra mano, intrecciando le dita alle sue. Mamma è un angelo in cielo il cui passo affratella il tuo rendendolo meno irruente, pacato, dolce, per accompagnarlo, vegliarlo, pascerlo, nutrirlo, condurlo. (Or ora sovviene alla memoria l’immagine lontana, remota, di un bimbo guerriero, Atreiux, il quale aprendo le imposte urla a squarciagola il nome della propria madre volata in cielo, come la mia, per renderle giustizia, per non dimenticarla, per non farne tabula rasa ….. in un battito d’ali, rivestita di luce nuova……… “……..LA MIA MAMMA SI CHIAMA MARIA…” Milena, la mamma di Vittoria e Celeste