Tempo fa ho visto un film norvegese sottotitolato in italiano che parla di un fatto realmente accaduto a Tafjord. Si chiama “The wave”.
Tafjord è un villaggio della “Norddal Municipality” nella contea di “More og Romsdal”, in Norvegia. Il villaggio è in una valle si trova alla fine del fiordo cosiddetto “Tafjorden”, a circa 12 chilometri a sud est del centro comunale di Sylte, e poco a ovest dai confini del Parco Nazionale Reinheimen. Nel parco, i monti Tordsnose, Karitinden, e Puttegga tutti si trovano a circa 15 chilometri a sud est di Tafjord nella catena montuosa Tafjordfjella (non è che siano tanto fantasiosi nella scelta dei nomi, i norvegesi).
Il villaggio è molto isolato e tranne che quella in barca l’unica strada verso la valle è sulla strada che proviene dal paese di Sylte. La strada è composta quasi interamente da due tunnel attraverso le montagne molto ripide lungo il bordo del Tafjorden: l’Heggur Tunnel (5,3 km) e lo Skjegg Hammar Tunnel (700 metri).
La stazione meteorologica di Tafjord detiene diversi record di temperatura. La temperatura più alta mai registrata in gennaio (17,9°C) e novembre (21,8°C) in Norvegia; 17.9°C è anche la più alta temperatura mai registrata in Scandinavia nel mese di gennaio. Questi record sono principalmente a causa del favonio (detto anche Föhn in tedesco o feun in piemontese), che è un vento caldo e secco che può presentarsi, in differenti configurazioni bariche, su entrambi i lati della catena alpina. Come dicevo, il favonio è un vento di caduta caldo e secco che si presenta quando una corrente d’aria, nel superare una catena montuosa, perde parte della propria umidità in precipitazioni (pioggia, neve o altro). Quando la corrente sale verso l’alto, infatti, l’aria si espande, si raffredda, dopodiché possono verificarsi due possibilità: se l’umidità in essa contenuta non viene persa (rimanendo sotto forma di semplice nuvola), l’aria, nel ricadere sul versante opposto si comprime e si riscalda tornando alle condizioni di partenza; ma se la condensazione del vapore acqueo sfocia in precipitazioni, non si ritorna alle condizioni dalle quali si è partiti e l’aria arriva a valle con una temperatura più alta di quella di partenza. Il favonio può causare un aumento delle temperature anche di 30°C in poche ore. Per questo motivo è detto anche “mangianeve”, perché fa fondere rapidamente la neve a causa dell’effetto congiunto dell’innalzamento termico e della bassa umidità. Il 7 aprile 1934, una frana di circa 2.000.000 metri cubi di roccia si staccò la montagna Langhamaren da un’altezza di circa 700 metri. La roccia atterrò nel Tafjorden che creò uno tsunami locale che uccise quaranta persone che vivevano sulle rive del fiordo. Le onde raggiunsero un’altezza di 62 metri vicino alla frana, circa 7 metri a Sylte, e circa 16 metri a Tafjord. Fu uno dei peggiori disastri naturali in Norvegia nel 20° secolo.
Fonte: Francescodicastri.blog