Un incidente aereo il 3 febbraio 1959 pose fine alla vita e alla carriera di tre straordinari musicisti… In un piccolo campo dell’Iowa si andò a schiantare il Bonanza (un piccolo aereo da quattro posti) che aveva a bordo tre (future) leggende della musica rock: Buddy Holly, Ritchie Valens e The Big Bopper. Nessuno dei tre musicisti sopravvisse. Questa è la storia della tragedia che ha segnato il mondo della musica di fine anni ‘50…
Il folle volo del 3 febbraio 1959
Il 3 febbraio 1959, in condizioni meteorologiche proibitive e guidato da un pilota molto, troppo giovane, si alzò in volo un piccolo aereo da turismo che trasportava tre dei più importanti musicisti del tempo: Charles Hardin Holly, detto “Buddy”, Richard Steven Venezuela meglio conosciuto come Ritchie Valens, e The Big Bopper, nome d’arte di Jiles Perry Richardson.
Intorno alla mezzanotte del 3 febbraio il piccolo Bonanza rosso e nero si levò in volo, per concludere tragicamente il viaggio con uno schianto a 270 chilometri orari in un campo di mais poco fuori dalla cittadina di Clear Lake, Iowa, poco dopo le tre del mattino.
Buddy Holly, che all’epoca aveva solo ventidue anni, aveva pubblicato tre album: tuttavia la Coral Records dopo la sua morte seppe sfruttare il materiale lasciato nelle sale di registrazione per produrre ben cinquantatré LP. Holly aveva lavorato regolarmente tanto in radio quanto in televisione, assieme alla propria band The Crickets.
Ritchie Valens, appena diciottenne al momento della scomparsa, aveva inciso il singolo La Bamba, destinato a conoscere un successo clamoroso solo dopo la morte dell’autore, come lato B di un’altra canzone (Donna), che fu molto amata all’epoca ma lentamente sorpassata dal successo sempre crescente del pezzo secondario.
Coi suoi ventinove anni il più vecchio fra i tre era J.P. “The Big Bopper” Richardson, autore di canzoni celebri come Chantilly Lake, destinata ad entrare nella colonna sonora di American Graffiti del 1973. Inoltre, nello schianto del quadriposto perì anche il pilota Roger Peterson, appena ventunenne.
Coincidenze, misteri e scherzi del destino
La presenza di queste tre leggende del rock’n’roll sull’apparecchio assume i connotati di un macabro scherzo del destino. Il trasferimento era stato previsto in autobus: l’idea di noleggiare un aereo si deve all’insistenza di Buddy Holly, stanco degli interminabili viaggi su ruote, resi ancor più lenti e faticosi dalle pessime condizioni meteo.
All’inizio solamente lo stesso Holly avrebbe dovuto trovarsi a bordo, accompagnato da due membri della propria band: Big Bopper tuttavia chiese a Waylon Jennings, uno dei musicisti, di barattare il proprio posto, con la scusa di un’influenza che lo aveva colpito quel giorno. Jennings accettò di buon grado, ma pagò il prezzo del rimorso per il tempo a venire, per via di una battuta scherzosa con cui augurava all’aereo di schiantarsi.
Anche Ritchie Valens si ritrovò a bordo per un capriccio del fato: non avendo mai viaggiato su un aereo di quel tipo chiese di poter scambiare il proprio posto con l’altro musicista, Tommy Allsup.
Lo scambio fu deciso con il lancio di una monetina. La causa della tragedia è stata individuata nella giovane età dello stesso Peterson, poco avvezzo a pilotare nella tempesta: tuttavia alcune circostanze hanno portato a pensare che questa non fosse l’unica ragione dello schianto.
Buddy Holly infatti era solito girare armato di pistola: secondo la biografia di Big Bopper scritta da Ellis Amburn, già biografo di Roy Orbison, questa stessa pistola è stata estratta e adoperata nel corso di una colluttazione fra Buddy Holly e lo stesso Peterson nel corso del volo.
Sempre secondo Amburn, tracce di questa colluttazione sarebbero state rinvenute fra i rottami dell’aereo, e la stessa pistola non sarebbe stata ritrovata sul luogo fra i rottami dell’incidente, ma solo due mesi più tardi, più lontano di quanto ci si aspettasse. A quanto pare era stato esploso un colpo. Questo fatto, unito alla circostanza del ritrovamento del corpo di Richardson a una certa distanza dal luogo dello schianto, contribuì a generare numerose leggende e dicerie sulla reale dinamica dei fatti. Secondo il rapporto del coroner all’epoca dell’inchiesta infatti, le condizioni dei quattro uomini erano tali da non consentire altra ipotesi se non la morte istantanea, presumibilmente per fratture alla testa. Vi fu quindi un fiorire di ipotesi, che sono state tuttavia efficacemente dissipate dalla seconda autopsia sul corpo di Richardson, richiesta dal figlio nel 2007. Il buono stato di conservazione del corpo ha permesso di confermare la dinamica ipotizzata in precedenza: anche per il colpo mancante alla pistola è stata accettata la spiegazione che si sia voluto spararlo dopo il ritrovamento, per controllare se l’arma funzionasse.
The day the music died: in memoria
Oltre alla loro produzione musicale, a ricordare i cantanti sono presenti tre monumenti eretti dall’appassionato Ken Paquette: a pochi chilometri dal luogo dello schianto è stata sistemata la riproduzione di una chitarra hawaiiana, insieme con tre dischi, su cui è inciso il nome degli artisti. Lo stesso Paquette ha fatto erigere non lontano un altro monumento, in memoria del giovane pilota dell’aereo. Nel 2009, in occasione dei cinquant’anni dalla scomparsa, anche nell’ultimo locale dove i tre hanno suonato, è stato eretto un analogo memoriale in occasione di una settimana di celebrazioni e tributi. Lo stesso locale in quest’occasione è stato catalogato come “national landmark”.