E’ un giorno come tanti altri, Mercoledì 23 ottobre 2024, la vita e la morte si rincorrono, e segnano le gioie e i dolori del vivere. Ieri fra i santi anche Giovanni Paolo II°, lui era stato a Mezzane nel 1944, quando certo non pensava di salire sul trono più alto della Chiesa Cattolica. Di esso abbiamo una bella fotografia quando il 5 maggio 2004, stringe la mano ad Isaia, sul sagrato di Piazza San Pietro a Roma. La prima e certamente l’ultima visita per Isaia nella città eterna. (foto di copertina)
Questa mattina alzata prestissimo alle 5,45, cosa che da anni non succedeva. Dobbiamo andare a qualche anno fa quando per un paio d’anni, quindicinalmente frequentai l’Università Cattolica a Milano, come pensionato Cisl. Mi accompagnava, lei abituata a viaggiare avendo il marito dipendente delle ferrovie, Luisa Battagliola, che sarà coordinatrice delle donne della Fnp Bresciana.
In auto con Isaia e mia Moglie, passiamo dalla nostra borgata di San Francesco, qui come nella nostra Mezzane un paese in lutto e nel dolore, per l’improvvisamente morte di domenica di Rodolfo Pandolfi, per tutti Rudi. Una persona con disabilità di 47 anni, simpatico, allegro, coinvolgente, affabile con tutti. Per questo nella borgata e non solo per la Famiglia, era ed è “ Il Mio Rudi”. Ai funerali del pomeriggio la chiesa parrocchiale, non contiene tutti. Il suo ricordo resta nei nostri cuori. Poco oltre Via Rovata, siamo alla rotonda di Viadana. Essa fu motivo qualche anno fa di pesanti attriti, quando l’incrocio era semaforico e la vigilanza locale emise molte multe. Pare che tanti automobilisti attraversassero con il rosso, purtroppo era il periodo delle elezioni comunali.
A Viadana, non posso non pensare ai tanti che ho conosciuto e che ancora conosco fra i quali anche Mario Varinacci, sindaco dal 1970 al 1975, io assessore nelle sua Giunta Comunale, o Italo Rossi l’amico per eccellenza il quel lontano periodo, sintonizzati sulla stessa onda di idee e pensieri nell’impegno democristiano in politica.
Poco oltre, Casa da Grande dove il nostro Isaia, da alcuni anni prova a vivere l’autonomia per la sua disabilità, lontano da casa per una sera la settimana, abituandosi per un domani senza noi genitori.
Transitiamo poi davanti all’Aeroporto Brescia-Montichiari, ancora con la scritta viaggi Internazionali, inaugurato nel marzo del 1999 dall’allora Presidente del Consiglio dei Ministri. Tanta soddisfazione ed entusiasmo, smorzati nel giro di pochi mesi.
Tutto era stato trasferito dal Catullo di Verona in ristrutturazione, voli carter di ogni tipo.
Poi tante parole, speranze svanite, oggi a livello nazionale non viene nemmeno considerato. Qualche curva più in avanti, una cascina dove per un certo periodo, siamo stati amici di una signora di 105 anni, Emma Bellandi e della sua famiglia, con la quale avevamo instaurato un dialogo, avendo noi in famiglia Nonno Giulio della stessa età, il quale nel 2018 lasciò la vita terrena, un mese dopo che aveva festeggiato i 105 anni.
Poco avanti, Castenedolo… sembrano a riposo per ora gli inimitabili ed affollati “Castenedolo Incontra”. Con personaggi, anche politici, di livello nazionale, organizzati e coordinati dall’amico Gianbattista Groli, per tanti anni sindaco di quel paese, la mamma è una ex mezzanese. Poco oltre la località Alpino, penso subito all’irripetibile Adunanza del 2° Raggruppamento Alpini, di domenica 20 ottobre. Una immensa sfilata di 12.000 persone dal Centro Fiera di Montichiari al nucleo storico della cittadina, Gruppi Alpini provenienti da tutta l’Alta Italia.
Non mancava un nutrita schiera di Alpini del Gruppo di Calvisano, che nel pranzo pomeridiano ne hanno accolti quasi 500.
Il Gruppo calvisanese è attivo e presente da 75 anni essendo nato l’8 giugno 1948, con un Monumento degli Alpini costruito 35 anni fa, dove accanto è sorto il Giardino dei Giusti. In agosto aveva pianto l’improvvisa dipartita terrena del capogruppo Claudio Migliorati.
Da poco hanno ampliato la sede di Via Brescia, luogo d’incontri quasi giornalieri. In tanti hanno dato credito, al vociferare che gli Alpini costruivano la chiesetta……acqua e vino non mancano, così come qualche giaculatoria. Alle 7,30 siamo a Citta di Brescia, un dei tanti, per fortuna, Ospedali di Brescia, qui tanta gente, in attesa di prenotare od essere visitati. Mia Moglie deve svolgere una visita ginecologica. Qui il 28.01.2014 fui sottoposto ad intervento di re inserzione-sovra spinato alla spalla destra. Ritorniamo a Montichiari, dove ieri e domani Isaia farà fisioterapia negli ambulatori dell’Ospedale.
Locali ridimenzionati in questo periodo, essendo in atto l’adeguamento sismico, antincendio e riqualificazione della facciata esterna. Con l’obiettivo di garantire più sicurezza ai pazienti, agli operatori, a chi transita e frequenta il Presidio. Assicurando l’operatività dell’ospedale durante tutta la fase dei lavori, che dovrebbero durare un paio di anni.
Il nuovo Ospedale fu progettato nel 1971, e venne ultimato nel 1987. Vennero a modificarsi anche le leggi, per la sua gestione. Da Ente Autonomo, divenne pubblico dell’Ussl 44 e poi dal 1998 Presidio dell’Azienda Ospedaliera degli Spedali Civili di Brescia.
Anche su questa realtà ho tanti ricordi, essendo dal 1976 al 1980 stato componente nel Consiglio Commissariale che gestiva l’Ospedale. Non mancarono qualche polemica, dove ebbe a sorgere. Il suo iniziale progetto, se non sbaglio, doveva prevedere la fusione dell’Ospedale di Montichiari con quello di Castiglione delle Stiviere, poi entrambi con i cambiamenti della politica restarono autonomi. Ma ormai progetti e luoghi per quello di Montichiari erano stati approvati. Non fu facile tentare di ridimensionare l’insieme.
Isaia, lo accompagniamo al Centro Diurno Disabili sul monte a Montichiari, gestito dalla Cooperativa La Sorgente, mentre noi tornammo a casa, un ricordo per le curve a scendere il monte San Pancrazio, una bella foto ritrae un gruppo di corridori guidati dal nostro primo figlio, era il 1998. Un’altra annotazione, in tanti giardini delle nostre case, si notano più di un pallone in vari angoli, sia di semplice gomma, ma anche di cuoio. Facile pensare, quando noi 70 anni fa giocavamo al pallone nel nostro campo dell’Oratorio, in piazzetta o in strade delle nostre borgate.
Trovare un pallone era una grande impresa, che poi ci portavamo a casa custodendolo accuratamente come un monile d’oro.
Appunti di Marino Marini – Calvisano