Prima di Pasqua, sono andata a Gardone Riviera, sul Lago di Garda, a visitare Il Vittoriale degli
italiani. Il risultato è l’articolo su Luigi Tenco che avete letto il mese scorso. Non sapevo, a Gardone, che quello sarebbe stato il mio ultimo pezzo per Gianluca Boffetti, il direttore di New Entry. Gianluca è stato il direttore che ha messo la sua fiducia in me e nella mia ingenua (spero) genuinità, il direttore dei primi articoli su carta stampata, della crescita, delle confidenze, dell’inizio
di un affetto smisurato ed incondizionato che voi lettori ogni giorno mi avete regalato.
A lui oggi dico: grazie. Mi ricordo che quando scrissi il mio primo articolo per New Entry era dicembre del 2013. Parecchio è cambiato.
In meglio, direi. Sono stati quattro anni belli e pieni perché di solito quando ci si mette la fiducia, la passione e l’impegno le cose vanno bene.
In questi quattro anni mi sono regalata un libro scritto insieme all’attuale sindaco di Savona Ilaria Caprioglio, due Festival di Sanremo da una posizione schiva ma pur sempre privilegiata, qualche indimenticabile complimento e telefonata importante per il mio modo di scrivere, un monologo sugli Esseri Umani letto in un Forum di Assago completamente sold out, l’orgoglio di avere amici come Chiara Gamberale, Emanuele Dabbono e Giacomo Doni, la prima ospitata in radio dove poter raccontare la mia storia di rabdomante dell’arte e, più in generale, i giorni più belli della mia vita. Non contenta, ho fatto in modo che la mia scrittura uscisse da uno schema che stava diventando sempre più autoreferenziale e andasse a toccare l’anima dei luoghi abbandonati; quando uno dei primissimi post che scrissi in Facebook sull’ex Ospedale psichiatrico Giuseppe Antonini di Limbiate
– meglio conosciuto come il Manicomio di Mombello- venne condiviso quasi quattrocento volte e raccolse una marea di commenti, curiosità, messaggi privati intrisi di ricordi di vita passata e di emozioni ancora tangibili, non ci misi molto a capire che nella mia vita stava cambiando qualcosa: mi sentivo come se, per caso, avessi presi in mano una pentola a pressione che inconsapevolmente avevo deciso di scoperchiare e che stava facendo piovere dal cielo tutti i cuori del mondo. Ma il caso non è mai del tutto casuale e la vita non sbaglia mai a servirci: ci da esattamente quello che siamo, non quello che vogliamo. Iniziai così a scrivere racconti su luoghi desueti ed abbandonati e insieme alle foto scattate al loro interno, iniziai a parlare di persone che erano passate, che c’erano state, che avevano il diritto di essere ricordate.
Vedete, questo è uno dei pregi della narrativa come delle canzoni: dire di personaggi che attraverso le parole rimangono in vita, che si vestono in qualche modo di eternità.
Questo che state leggendo è il mio ultimo articolo per New Entry ed è la foto di un attimo che
fugge. New Entry mi ha regalato l’utopia di vivere della mia passione e di dire la mia con la fondata illusione che a qualcuno potesse importare qualcosa; non mi ha cambiato la vita ma a questo spazio che ho condiviso con voi per tutto questo tempo non smetterò mai di essere riconoscente. In questi anni tutto è passato da questa passione, da questo luogo per me sacro che si chiama Scrittura, anche le cose frivole ed inutili. In questo luogo a metà strada tra l’essere un microfono di quello che penso e l’essere semplicemente una ragazza di provincia con i suoi limiti e i suoi difetti.
Bella, brutta, divertente, noiosa, irriverente, malinconica, non importa. Ma me stessa.
Ora la vita mi sta chiamando su altri palchi per raggiungere altri mondi. Non ho ancora capito bene se, cosa e come sarà il prossimo passo ma mai come ora ho bisogno di evolvere: perché voglio continuare ad imparare, passo dopo passo. Per questo la gente ha spesso idee confuse su di me ma io non posso essere una sola persona per sempre.
Sono quasi quindici anni che faccio gavetta. Ogni giorno ricomincio da capo, ogni giorno mi
sveglio con la voglia di imparare qualcosa. Sto creando il mio futuro per arrivare agli appartamenti della felicità e anche se per aprire la porta della casa di uno di questi appartamenti so che dovrò faticare e faticare ancora non smetterò mai di sorprendermi perché adesso voglio che questo gioco meraviglioso e pieno d’amore che ho per la Scrittura si abbellisca ancora di più. Non esiste ancora nulla ma potrebbe esistere qualcosa tra un po’. La Scrittura non solo non mi ha lasciata mai sola nelle mie ore buie ma continua a rendere ogni cosa possibile ed immutata, mentre ti cambia. Ora è tempo di silenzio, affetti e mare. Vuoto la testa e mi faccio un bagno. Statemi bene e ricordatevi che in voi stessi c’è molto più di quello che immaginate. Grazie moltissime per aver condiviso con me la musica, la strada e un pezzo di vita in questi 4 anni.
Bacini & rock’n’roll,
Vostra
Jù.
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