Imbrunire fuiri. Frescura filtrava dalle iimposte.
Lo specchio rimandava immagine flessa di una giovine donna dal ventre rigonfio, prossima al parto. In ogni fibra paura e speranza, gioia e dolore per un evento a breve che avrebbe cambiato la vita per sempre: il parto dietro l’angolo e l’emozione di una nuova vita che avrebbe riempito la nostra. Sul letto disposta la valigia, vestitini e cuffiette, asciugamani morbidi, copertine ad uncinetto, scarpette della fortuna.
Tenerezza di madre, la mia, inzuppava l’aria, fra le mani un rosario da sgranare, litanie ripetute all’eccesso. Dappresso la cagnolina Polly accucciata se ne stava, musetto basso, orecchie tese.Quella giovine donna ero io, pronta a varcare la soglia che separava dall’esser sposina a madre.
Improvvisamente tutte le trasmissioni televisive s’interruppero annunciando a squarciagola l’attentato terroristico alle torri gemelle in America.
Si sentivano urla e pianti, confusione, sirene di ambulanze; forze armate e protezioni civili s’adoperavano a prestare soccorso.
Tanti i morti, altrettanti dispersi e feriti, lacrime e dolore affratellava il passo dell’umanità andando incontro al fratello toccato dalla sofferenza.
Ogni stato, nazione quella notte oltre a prestare soccorso esaminò piani di sicurezza, massima allerta, gendarmi posti nei luoghi di maggior affluenza.Tra la gente, comune, ignara di ogni gioco politico, paura ed interrogazione, dilemma, sconcerto. Fra me e me, poggiando una mano sul ventre sussurrai alla creatura scalciante: ”In che mondo stai per venire alla luce? Provo vergogna per questa nostra società, sistema politico. Per i giorni seguenti grande fu il fermento per capire, individuare i colpevoli, studiare piani di sicurezza.
Qualcuno aveva osato toccare il cuore dell’America, potenza per eccellenza. E se fosse proprio questo il motivo dell’attacco: chi aveva troppo voluto aveva superato i limiti? O se i limiti imposti fossero ostici e crudeli? O se chi compariva agli occhi del mondo come vittima altro non era che il boia dalle fauci spalancate? Tristezza e dolore, vero e profondo, per le migliaia di vite gettate nello sconforto. Allora come oggi VITTIME di un sistema politica il cui unico scopo è il potere. Alcuni giorni dopo, nacque la mia Vittoria, gioia e primizia. Fuori il mondo inferborava, bruciava di parole, s’attardava in gesti decisivi, in estremismi allertanti.
Dentro la mia Vittoria, le mie mani sulle sue, lingue di fuoco baciavano sprazzi di cielo, uno dopo l’altro i giorni sfumavano lasciando nella bocca sapore di sangue.
Milena, la mamma di Vittoria e di Celeste